Ami da pesca per catturare, letteralmente, il profondo dell’essere umano: chi nel 2000 era in sala al Festival di Venezia a vedere L’isola difficilmente scorderà di aver iniziato il nuovo millennio cinematografico sotto il segno di Kim Ki-duk. Perché in quel momento, con quelle immagini scioccanti e spietatamente poetiche, il regista coreano urlava al mondo la sua esistenza. Un’esistenza speculare alla sua poetica, fatta di un’abissale alternanza di dolente intimismo e irruente violenza, di silenzi e urla, di amore e distruzione. Dal successo di critica e di pubblico all’auto esilio; dal ritorno al cinema alle accuse di violenza fino alla prematura scomparsa a 59 anni. Un’esistenza tormentata che sembra la sceneggiatura di un suo film o, viceversa, che i suoi film siano un’estensione della propria vita.
Scandalosamente Kim Ki-duk
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Primavera, estate, autunno, inverno... E ancora primavera
KIM Ki-dukdrammatico, Corea del Sud, 2003, 103Un giovane fugge da un monastero buddhista ammaliato dal mondo esterno. Dopo un crimine vi farà ritorno. Un apologo sulla ciclicità delle stagione e degli errori umani. -
La samaritana
KIM Ki-dukLa samaritana
KIM Ki-dukdrammatico, Corea del Sud, 2004, 95L'innocenza, la colpa, il perdono: una parabola esistenziale dolente, dove un’adolescente si prostituisce aiutata da un’amica. Ma la tragedia è dietro l’angolo. -
Ferro 3 – La casa vuota
KIM Ki-dukFerro 3 – La casa vuota
KIM Ki-dukdrammatico, Corea del Sud, 2004, 90La sofferta storia d’amore tra Tae-suk, che abita case altrui in assenza dei proprietari, e Sun-hwa maltrattata dal marito in un film piccolo e immenso allo stesso tempo. -
Il prigioniero coreano
Kim Ki-dukIl prigioniero coreano
Kim Ki-dukdrammatico, Corea del Sud, 2016, 112Trovatosi per caso in Corea del Sud, un pescatore nordcoreano è imprigionato tra le due ideologie. Un film duro e politico scritto con la grammatica del thriller.