Quello di Tanada Yuki è un cinema delicato e discreto, un cinema sulla vita con le sue delusioni e speranze, con le sue derive e i suoi approdi, con le traiettorie che si incrociano per poi divergere. Hachiko lavora come impiegata sulla linea ferroviaria “Romance Car”, vendendo cibo e bevande da un carrello. La sua tranquilla routine inciampa quando un passeggero sgraffigna una scatola di snack dal suo carrello; il tizio fugge e Hachiko si lancia in un vivace inseguimento. Ma la storia prende una piega inaspettata: l’inseguitrice e l’inseguito, stremati, si concedono una tregua e partono insieme per un viaggio alla ricerca della madre di Hachiko. Attraverso questo inaspettato cambio di rotta, la regista spiazza lo spettatore soprattutto perché il ladruncolo, Sakuraba, un produttore cinematografico in declino, è l’ultima persona per la quale si può provare simpatia. Il viaggio assume allora un significato catartico per i protagonisti, di riscatto nell’affrontare i rimossi dell’infanzia.
